Una stagione da favola conclusa con il meritato salto di categoria dopo lo spareggio con il Codogno – La lungimiranza di Corioni, la perfetta direzione in panchina del maestro Settembrino In campo l’insuperabile Coppini, le geometrie di Damonti e uno stratosferico Saleri.
Trentuno maggio 1981. Il Mundial ’82 è ancora una speranza lontana. Sandro Pertini ha il suo bel da fare con lo scandalo della Loggia P2. Gilles Villeneuve vince il Gran Premio di Monaco: la prima vittoria della Ferrari nell’epoca del motore turbo. In una Brescia che ribolle di caldo c’è una gran voglia di calcio. C’è da cancellare un finale di stagione da film horror, con l’arrivo a pari punti di ben 5 squadre e il Brescia retrocesso in Serie B per un solo gol di differenza.
Il riscatto ha un nome e un colore. L’onore della provincia è sulle spalle degli orange di Ospitaletto. È la squadra di un certo Gino Corioni, presidente rampante che ha preso il comando da più di un lustro e sogna il professionismo. Il suo braccio destro è l’amico fraterno Federico Gozio, imprenditore e uomo di calcio illuminato.
Con Guido Settembrino in panchina, gli orange hanno appena acciuffato per i capelli lo spareggio per l’Interregionale. Un regalo non richiesto del Palazzolo, che nell’ultimo turno ha battuto la capolista Codogno. Ospi-Codogno si gioca a Ponte San Pietro, Bergamo. Chi vince sale di categoria.
Quel giorno Bresciaoggi schiera i suoi assi: Giorgio «Jos» Sbaraini e Romano Gandossi. Non serve aggiungere altro.
Anche Settembrino ha un bel po’ di assi da mettere in campo. Oggi lo si direbbe un 3-5-2 ma al tempo si ragionava per compiti e posizioni più che numeri.
In porta c’è Vasco Coppini. Di lui Guido Settembrino è solito dire: «Non è Coppini che va sul pallone, è il pallone che va su Coppini». Giovanni Plodari fa il libero in sostituzione di Ivan Ghezzi, spostato a centrocampo per l’assenza di Mario Salomoni, partito militare pochi giorni prima. Claudio Bettoni e Gianfranco Gervasi sono i marcatori. Più che calcio il loro è stalking.
Sulle fasce due Boeing 747: Maurizio Troli e il suo alterego Luca Corbari.
A centrocampo la poesia. Ivan Ghezzi è uomo di sostanza, Renato Damonti il direttore d’orchestra, Mauro Saleri un purosangue con la visione di un architetto gotico e l’inventiva di un pittore rinascimentale.
Il tutto a supporto di un giovanissimo Toni Scotti, arrivato pochi mesi prima dall’Imperia Rezzato di papà Angelo, e di Giorgio Romanini, uno dei tanti esponenti di una dinastia bresciana senza eguali.
Dall’altra parte c’è una squadra fortissima, che appena un anno prima si è dovuta arrendere, sempre ad uno spareggio, al Lonato ma che tecnicamente è al secondo campionato consecutivo vinto.
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«Non dimenticherò mai il prepartita – rivela Renato Damonti -. Andammo a mangiare a Coccaglio in un ristorante stracolmo di gente. Io, che venivo dai professionisti, pensavo di passare un pranzo tranquillo e poi andare a distendermi prima della gara. Macché. Sembrava di stare a un matrimonio». Lo era. Il matrimonio tra l’Ospitaletto e la vittoria. «È stato lì che Corioni ha capito che nel calcio poteva andare lontano – assicura Damonti -. Quella vittoria è la base di tutta la sua carriera successiva. Che presidente, ragazzi. Non ti diceva mai cosa fare o come comportarti ma alla fine facevi quello che diceva lui. Magnetico».
La partita, come tradizione vuole, è scorbutica. Nei primi 45′ l’Ospitaletto tira in porta con il solo Scotti, che si vede respingere la conclusione dal portiere avversario. Si punti è meglio il Codogno. Ma nella ripresa la musica cambia. È un crescendo verso il gol-partita. Damonti prende in mano la squadra e si prende la scena. Scotti prima reclama un rigore, poi sfiora il vantaggio.
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Notizia originale e completa: Brescia Oggi – Lunedì 12 Luglio 2021
Fotografia di copertina: L’occasione da gol non concretizzata dal baby Tony Scotti
La pagina celebrativa di Bresciaoggi in seguito alla grande impresa scritta dall’Ospitaletto di Gino Corioni: la vittoria nello spareggio contro il Codogno spalanca le porte della Serie D